lunedì 15 settembre 2014

AVANTI UN ALTRO, PARTE III


Quando Ozzy Osbourne decide di abbandonare definitivamente i Black Sabbath nel 1978, in molti vedono questa separazione come la fine prematura di una brillante carriera. Contro ogni previsione, invece, il gruppo decide di proseguire la propria avventura, accogliendo nei propri ranghi un certo Ronnie James Dio, anch'egli reduce da un divorzio musicale tutt'altro che indolore con Ritchie Blackmore, all'epoca interessato a conferire sfumature a stelle e strisce al suo "Arcobaleno". A differenza del "madman", il folletto italo-americano può contare su eccellenti capacità vocali, pur non possedendo quel tocco teatrale che ha contraddistinto le gesta del suo predecessore. Il primo parto di questa nuova incarnazione della band inglese rimane ad oggi una delle splendenti vette di tutto l'heavy metal classico. "Heaven And Hell" è un disco a dir poco splendido, ricco di episodi variegati che spaziano dall'arrembante "Neon Knights" all'epica title track, la quale fa da trampolino per i lunghi assoli di Iommi durante le esibizioni dal vivo. Il successivo "Mob Rules", per il quale troviamo dietro alle pelli Vinnie Appice al posto del dimissionario Bill Ward, non è da meno ed ha i suoi punti di forza nella terremotante "Turn Up the Night", nella tortuosa "The Sign Of The Southern Cross" e nella sulfurea accoppiata "E5150 / The Mob Rules". Il meccanismo si inceppa a causa della pubblicazione del doppio live "Live Evil", autentico teatro di reciproche accuse di voler dar troppo risalto in fase di mixaggio alle proprie performance, tanto da parte di Dio, quanto da Iommi. Inevitabile la rottura: il frontman crea un proprio progetto musicale omonimo portandosi dietro il fido Vinnie Appice, mentre i Black Sabbath reclutano addirittura l'ex Deep Purple Ian Gillan, il quale darà vita all'oscuro "Born Again". Gli anni novanta vedranno una reunion della formazione Iommi / Butler / Dio / Appice per il sopravvalutato "Dehumanizer" ed in anni più recenti il combo si riunirà di nuovo, questa volta sotto il moniker "Heaven And Hell", ma i risultati, per quanto apprezzabili, non hanno né il fascino, né l'importanza di quanto realizzato con i primi due capitoli.

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