lunedì 5 maggio 2014

Frontiers Rock Festival - Il report, parte II


Secondo giorno: parole incontestabili a cura di Stefano Gottardi e Jen.

Adrenaline Rush: l'hard rock tendente allo sleaze scandinavo in un festival come questo serviva quanto lo shampoo a Claudio Bisio, ma la cantante ha rubato la scena a tutti. Inascoltabile e con una voce da gallina, la mandrappona svedese aveva quella quintalata di "puttanismo" da palcoscenico che ti aspetti di vedere da una frontwoman del genere. A fine concerto si è concessa ai suoi nuovi fan per mille foto, sfoggiando le pose più finte della storia e senza sboccare in faccia nemmeno al centocinquantesimo orrendo e sfigato fan che le si è presentato dinnanzi. Come mi faceva giustamente notare Mirco Nanetti (che non riesco a taggare porcoilmondochechossottoaipiedi!), avrà pensato: “ma quanto cazzo sono brutti questi italiani?”.
Moonland: tutti si aspettavano un'altra sgnoccona imputtanita, e invece no, la fanciulla era castamente abbigliata, che manco la supplente alle scuole elementari poteva battere. M'è parsa un pelo impacciata sul palco per essere una pop star con milioni di dischi alle spalle, ma forse è abituata a un pubblico più kitsch e ben vestito. Comunque bravi, hanno suonato in maniera onesta. 
L.R.S. una gran bella sorpresa... a cavallo tra Journey e Bad English forieri di brani di gran classe. Spunta lo zampino del bravo Alessandro Del Vecchio, ma rivedere Ramos all'opera dopo l'esibizione con gli Hardline non mi è dispiaciuto affatto, anzi! Hanno suonato pezzi dal cd e un brano a testa delle rispettive band dei tre personaggi che danno il nome al progetto. LaVerdi è una macchina, anche molto bravo a tenere il palco, Shotton un grande dietro le pelli e alla voce. Un'esibizione impeccabile, una delle poche band che non conoscevo che mi ha fatto venire voglia di prendere il cd.  
Eclipse: Erik Martennson è l'idolo delle folle, c'è poco da fare: il musicista svedese che tutte le mamme vorrebbero che la loro figlia sposasse. Esce ed è un tripudio, la band piace, la gente sa i pezzi e canta. Loro suonano bene e il secondo gettone di presenza lo firmano alla grande. 
Red Dragon Cartel: porcaccia la vaccaccia! Ho visto da pochi passi il mio idolo, Jake E. Lee, devo aggiungere altro? Sì. Scaletta incentrata su brani dei Badlands, un paio di Ozzy e qualcosa dal nuovo cd, che personalmente ho apprezzato molto. Il cantante, che credevo preso a botte dalla folla al Whisky a Go-Go e ancora in convalescenza, era invece in splendida forma. Non il migliore del Festival, ma la sua prestazione è stata dignitosa. Jake piacevolmente sorpreso dall'affetto della folla, e anche se non capisco una mazza di chitarra per me numero uno! Per me a dire il vero poteva anche mettersi nudo a fare il “grillone musicale” con il pisello, che sarebbe stato fico lo stesso!
Pretty Maids: scaletta non male, ma Ronnie Atkins è venuto in Italia dimenticandosi di portarsi dietro la voce. Meglio riascoltarsi "Screamin' Live". Ken Hammer s'è mangiato un cinghiale intero prima del concerto! (ma sticazzi, hanno fatto "Future World" e "Yellow Rain", io ero letteralmente in lacrime ndR).
Stryper: devastanti oltre ogni limite umano consentito, hanno dimostrato di essere delle implacabili macchine da guerra, in grado di impaurire il temibile Lucifero. Il chitarrista Oz Fox è un dio (che il Signore non si inalberi, abbiamo messo la d minuscola, ndR). La gente era in visibilio, tutto il locale era lì per loro, anche se non hanno lanciato le bibbie come ci si aspettava. Divini, a dir poco.

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